nel cuore delle langhe
frutta e verdura

Pera Madernassa
La storia delle origini della Pera Madernassa si possono far risalire al secolo scorso, quando sostituì la varietà “Martin sec” scomparsa a causa della ticchiolatura e di altre malattie tipiche delle pomacee.
In un primo tempo, la varietà era conosciuta con il nome di “Gavello”, poi sostituito dalla denominazione “Madernassa”, nome con il quale è giunto fino ai giorni nostri. Mentre si conosce con precisione il periodo nel quale venne impiantata, non si conosce altrettanto esattamente la sua origine genetica, anche se è, oramai, opinione diffusa che derivi da un incrocio naturale di un seme della varietà “Martin sec” con il selvatico.
La Madernassa, coltivata nell’Albese e nel Cuneese fin dal secolo scorso veniva commercializzata in tutta Europa per il suo intenso sapore e per la predisposizione come pera da cuocere, caratteristiche gradite, in particolare, ai mercati inglesi e tedeschi. I terreni, caratterizzati da una struttura di tipo franco-sabbioso, tendente all’argilloso nella zona di Alba ed il clima particolarmente caldo conferiscono a questa pera un aspetto particolarmente attraente ed un sapore unico. La pera Madernassa è una cultivar di pero coltivata nell’Albese e nella Valle Grana, derivata dal seme del “Martin sec”.
Le aree collinari montane e pedemontane della provincia di Cuneo sono state tradizionalmente destinate alla produzione di questa pera.
Il particolare tipo di terreno franco sabbioso, tendente all’argilloso, dell’area albese, la dislocazione territoriale (collinare) ed il clima particolarmente caldo, conferiscono a tale varietà un aspetto particolarmente attraente ed un sapore unico, idoneo al consumo fresco. Nelle zone montane e pedemontane del Roero e della Valle Grana, il terreno è, invece, franco sabbioso e di medio impasto ed il prodotto che si ottiene è particolarmente adatto per la cottura.
La Pera Madernassa Cuneese, all’atto dell’immissione al consumo, presenta una polpa biancastra, croccante, leggermente profumata e di sapore dolce e leggermente tannico; un buon tenore zuccherino; una buccia sottile e dura con fondo verde scuro tendente al giallo a maturazione con zone più o meno ampie di ruggine o riflessi rossicci, in particolari annate.
La pera Madernassa Cuneese destinata alla trasformazione industriale ha dimensioni inferiori a quelle stabilite per la vendita del prodotto per il consumo fresco.
I sistemi di potatura e di raccolta sono tali da favorire un’ampia ed efficace percezione della luce del sole, al fine di mantenere alta la qualità e le caratteristiche dei frutti.
La varietà di conformazione dei terreni di coltivazione, caratterizzata da terreni pianeggianti e collinari, richiede diversi sistemi di irrigazione che possono, pertanto, essere sia a scorrimento che a goccia.

 

Ciliegie
Cartelli turistici posti all’ingresso dei paesi sbandierano con giusto orgoglio le vocazioni di certi territori piemontesi per la coltivazione della ciliegia.
Quello che in genere non si sa è che la ciliegia è stata una coltura di ripiego, una alternativa alla vite in anni in cui la filossera aveva devastato i vigneti e compromesso la produzione enologica.
La vicinanza di Torino, che con le sue molte famiglie borghesi consumatrici di frutta sciroppata rappresentava un buon bacino di mercato, spinse parecchi contadini a piantare ciliegi, confidando tra l’altro nel particolare microclima collinare che già aveva dimostrato di giovare a questo frutto.
Così, a poco a poco, si specializzarono e si definirono le varietà classiche piemontesi, molto più dolci delle ciliegie selvatiche e anche di tanti ibridi di recente importazione.

Per esempio il robusto Graffione Bianco, con buccia chiara e polpa rossa, dolce, succosa e molto aromatica. Abbastanza simile, solo più rosso e brillante, è il Galucio, mentre la Vittona è più carnosa e delicata. La Vignola (polpa molle e quasi nera, ottima per le confetture) appartiene alla vasta schiera delle primaticce, insieme alla Martini, alla Burlat, alla Bigarreau.
Poi, ci sono le Amarene e le Visciole, ciliegie amarognole e asprigne, dal colore vivissimo e dalla polpa succosa che sono la base della preparazione del Ratafià, un infuso tipico Vercellese, tuttora distillato da una famiglia di produttori.
A parte questo storico liquore, le ciliegie sono consumate fresche o in confettura, oppure candite o sciroppate, costituiscono la guarnizione tradizionale di torte, gelati e pasticcini.

Capperi
In aggiunta ai prodotti tipici della cucina langarola, va ricordato il cappero, che da qualche anno è stato riconosciuto come risorsa caratteristica di Castiglione Falletto, in quanto numerose piante crescono spontaneamente sulle mura del castello. A questo prodotto è dedicata annualmente una manifestazione promozionale abbinata alla vetrina dei pregiati vini locali.

testi tratti da saporidelpiemonte.it
piemondo.it

 
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